Perché un atlante? La rappresentazione e la realtà
L’uomo è un animale “visuale” e “visualizzante”. La nostra specie usa la vista come senso primario, caratteristica che condivide con il resto dei primati, ed è soprattutto sulle informazioni fornite dall’occhio che fonda il suo universo cognitivo. La nostra specie ha capacità di visualizzare pensieri ed idee, di creare schemi, grafici e pitture. Lo stesso sogno è probabilmente il più potente strumento fornitoci dalla natura per organizzare l’azione ed affrontare la realtà. Visualizzare le cose è rappresentarle a se stessi prima che agli altri, rappresentarne il ricordo, rappresentare le cose come sono ma anche come potranno essere. Termini come “immaginazione” e “idea” non nascono a caso: “idea” deriva da “eidos” che significa vista, intuizione, immagine. L’immaginazione è forse la principale dote richiesta al ricercatore scientifico così come all’artigiano; l’uomo che fa immagina e organizza le proprie idee, visualizzandole e solidificandole nel segno grafico. Visualizzare le situazioni permette la loro analisi precoce, permette di comparare scenari (altro termine legato alla rappresentatività), permette di progettare. Progettare significa cambiare il mondo, oppure conservarlo coscientemente. Le rappresentazioni grafiche hanno una enorme capacità di sintesi, soprattutto quando visualizzano misure, rapporti quantitativi, numeri, dati. La rappresentazione grafica agevola l’acquisizione e la comprensione dei dati soggiacenti, dei numeri che ne hanno permesso la realizzazione. Valutare una distanza o riconoscere un paesaggio sono capacità fondamentali per la sopravvivenza di qualsiasi animale epigeo, predatore e preda, motivo per il quale una rappresentazione che traduca relazioni quantitative in rapporti spaziali è più facilmente colta dalla nostra mente ed introiettata. La cartografia è stata da tempo usata per rappresentare il territorio, mentre solo di recente la realizzazione di carte tematiche è usata per rappresentare quello che succede nel territorio. Può interessarci comprendere come la temperatura dell’aria vari nello spazio piuttosto che nel tempo, sapere quale sia la temperatura in un dato momento in piazza San Marco, al Lido, a Marghera, in tutte le stazioni di misura. È sufficiente sostituire su di un asse (generalmente quello delle ascisse) la variabile spaziale (le stazioni di misura) a quella temporale (l’ora) per generare un nuovo grafico riportante le temperature in un dato momento, oppure le loro medie. La faccenda è più complicata se vogliamo apprezzare la distribuzione della temperatura sull’intera Laguna di Venezia. Le stazioni occupano un posto fisico, non sono collocate lungo una griglia regolare (e non sempre avrebbe senso farlo), per cui bisogna tenere conto della loro reale distribuzione sul territorio. I valori rilevati possono essere rappresentati tramite simboli opportuni e di opportune dimensioni, per esempio pallini colorati, collocati sulla carta in corrispondenza di ogni stazione di misura, oppure si può ricorrere a tecniche di interpolazione per calcolare i valori della temperatura, anche per le zone tra le stazioni in cui non sono stati misurati. Le tecniche di interpolazione ci permettono quindi di dedurre quale valore assume la variabile (nel nostro caso, la temperatura) anche in luoghi dove questa non è stata effettivamente misurata e comporre una rappresentazione continua. Un esempio di ciò che è appena stato esposto è riportato nelle prime due Tavole dell’Atlante. La ricostruzione matematica (interpolazione) dei valori assunti da una variabile in luoghi in cui non sono state effettivamente condotte le misure è un punto su cui riflettere con attenzione. Se il territorio fosse coperto di stazioni fittamente addossate, il problema non si porrebbe; basterebbe l’insieme dei pallini colorati per descrivere con precisione le differenze termiche. Ma le stazioni di misura sono necessariamente limitate e bisogna ricorrere alla statistica per stimare cosa succede tra di esse. Ma quanto sarà precisa la stima? Bisogna fare molta attenzione quando si legge una mappa; per dare il giusto peso ad una rappresentazione cartografica bisogna capire bene qual è l’oggetto della rappresentazione e qual è la sua variabilità spaziale, come è stata condotta la campagna di misura, come è stata calcolata l’interpolazione. Gran parte di questi aspetti sono descritti in dettaglio in una nota tecnica alla fine di questo capitolo introduttivo. Una rappresentazione non è l’oggetto stesso. Cinema e televisione, però, ci mostrano come questa divisione non sia sempre chiara a tutti. L’immagine ha una grande capacità persuasiva, tocca corde emotive non sfiorate dalla logica: quando non crediamo a qualcuno, diciamo «mostramelo» e, casomai, «dimostramelo ». È proprio per questo motivo che proporre delle rappresentazioni grafiche e soprattutto cartografiche implica una grossa responsabilità. L’Atlante è uno strumento per pensare. Gli addetti ai lavori tengono sempre ben presente queste semplici ma fondamentali considerazioni e così pure ci auspichiamo che facciano tutti i fruitori di questo Atlante.