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Tra terra e mare Stefano Guerzoni - Davide Tagliapietra
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Perché un atlante? La rappresentazione e la realtà
L’uomo è un animale “visuale” e “visualizzante”. La nostra specie usa la vista
come senso primario, caratteristica che condivide con il resto dei primati, ed
è soprattutto sulle informazioni fornite dall’occhio che fonda il suo universo
cognitivo. La nostra specie ha capacità di visualizzare pensieri ed idee, di
creare schemi, grafici e pitture. Lo stesso sogno è probabilmente il più
potente strumento fornitoci dalla natura per organizzare l’azione ed affrontare
la realtà. Visualizzare le cose è rappresentarle a se stessi prima che agli
altri, rappresentarne il ricordo, rappresentare le cose come sono ma anche come
potranno essere. Termini come “immaginazione” e “idea” non nascono a caso:
“idea” deriva da “eidos” che significa vista, intuizione, immagine.
L’immaginazione è forse la principale dote richiesta al ricercatore scientifico
così come all’artigiano; l’uomo che fa immagina e organizza le proprie idee,
visualizzandole e solidificandole nel segno grafico. Visualizzare le situazioni
permette la loro analisi precoce, permette di comparare scenari (altro termine
legato alla rappresentatività), permette di progettare. Progettare significa
cambiare il mondo, oppure conservarlo coscientemente. Le rappresentazioni
grafiche hanno una enorme capacità di sintesi, soprattutto quando visualizzano
misure, rapporti quantitativi, numeri, dati. La rappresentazione grafica
agevola l’acquisizione e la comprensione dei dati soggiacenti, dei numeri che
ne hanno permesso la realizzazione. Valutare una distanza o riconoscere un
paesaggio sono capacità fondamentali per la sopravvivenza di qualsiasi animale
epigeo, predatore e preda, motivo per il quale una rappresentazione che traduca
relazioni quantitative in rapporti spaziali è più facilmente colta dalla nostra
mente ed introiettata. La cartografia è stata da tempo usata per rappresentare
il territorio, mentre solo di recente la realizzazione di carte tematiche è
usata per rappresentare quello che succede nel territorio. Può interessarci
comprendere come la temperatura dell’aria vari nello spazio piuttosto che nel
tempo, sapere quale sia la temperatura in un dato momento in piazza San Marco,
al Lido, a Marghera, in tutte le stazioni di misura. È sufficiente sostituire
su di un asse (generalmente quello delle ascisse) la variabile spaziale (le
stazioni di misura) a quella temporale (l’ora) per generare un nuovo grafico
riportante le temperature in un dato momento, oppure le loro medie. La faccenda
è più complicata se vogliamo apprezzare la distribuzione della temperatura
sull’intera Laguna di Venezia. Le stazioni occupano un posto fisico, non sono
collocate lungo una griglia regolare (e non sempre avrebbe senso farlo), per
cui bisogna tenere conto della loro reale distribuzione sul territorio. I
valori rilevati possono essere rappresentati tramite simboli opportuni e di
opportune dimensioni, per esempio pallini colorati, collocati sulla carta in
corrispondenza di ogni stazione di misura, oppure si può ricorrere a tecniche
di interpolazione per calcolare i valori della temperatura, anche per le zone
tra le stazioni in cui non sono stati misurati. Le tecniche di interpolazione
ci permettono quindi di dedurre quale valore assume la variabile (nel nostro
caso, la temperatura) anche in luoghi dove questa non è stata effettivamente
misurata e comporre una rappresentazione continua. Un esempio di ciò che è
appena stato esposto è riportato nelle prime due Tavole dell’Atlante. La
ricostruzione matematica (interpolazione) dei valori assunti da una variabile
in luoghi in cui non sono state effettivamente condotte le misure è un punto su
cui riflettere con attenzione. Se il territorio fosse coperto di stazioni
fittamente addossate, il problema non si porrebbe; basterebbe l’insieme dei
pallini colorati per descrivere con precisione le differenze termiche. Ma le
stazioni di misura sono necessariamente limitate e bisogna ricorrere alla
statistica per stimare cosa succede tra di esse. Ma quanto sarà precisa la
stima? Bisogna fare molta attenzione quando si legge una mappa; per dare il
giusto peso ad una rappresentazione cartografica bisogna capire bene qual è
l’oggetto della rappresentazione e qual è la sua variabilità spaziale, come è
stata condotta la campagna di misura, come è stata calcolata l’interpolazione.
Gran parte di questi aspetti sono descritti in dettaglio in una nota tecnica
alla fine di questo capitolo introduttivo. Una rappresentazione non è l’oggetto
stesso. Cinema e televisione, però, ci mostrano come questa divisione non sia
sempre chiara a tutti. L’immagine ha una grande capacità persuasiva, tocca
corde emotive non sfiorate dalla logica: quando non crediamo a qualcuno,
diciamo «mostramelo» e, casomai, «dimostramelo ». È proprio per questo motivo
che proporre delle rappresentazioni grafiche e soprattutto cartografiche
implica una grossa responsabilità. L’Atlante è uno strumento per pensare. Gli
addetti ai lavori tengono sempre ben presente queste semplici ma fondamentali
considerazioni e così pure ci auspichiamo che facciano tutti i fruitori di
questo Atlante.
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